Forse non tutti sanno che, diversi anni fa, un gruppo di ricercatori di Tokyo ha inventato una tecnica chiamata EUFI – incubazione fetale extrauterina. Hanno insomma creato un nuovo tipo di macchinario, una sorta di utero artificiale.
Usando dei feti di capra, attraverso una tecnica speciale, hanno creato una camera amniotica artificiale, proprio come quella presente all’interno della donna. I ricercatori hanno utilizzato dei feti di capra per sperimentare, e attraverso dei cateteri gli hanno fornito sangue ossigenato mentre erano all’interno delle incubatrici meccaniche, contenenti liquido amniotico artificiale riscaldato, alla stessa temperatura corporea di un umano, necessaria in quella fase.
Tra pochi anni ci sarà dunque la possibilità di far nascere bambini non solo da uteri di animali ma anche da uteri totalmente artificiali. Pensavate che l’utero in affitto era l’ultimo stadio della rivoluzione biotecnologica? Obiettivi scientifici a parte, sembrerebbe che con questo atto di disumanizzazione, la creazione dell’utero artificlale, abbia l’intento finale di separare i bambini dal grembo materno per crescerli in laboratorio.
A Bologna, nel 1987, il dottore Italiano Carlo Flamigni, era già coinvolto nei primi tentativi di generare artificialmente un embrione umano e cioè asportare l’utero da una persona e tenere vivo l’embrione artificialmente. Al tempo nasceva l’era dell’interesse per la riproduzione citogenetica ovvero la «produzione» di bambini al di fuori del corpo umano.
Carlo Flamigni, al tempo, per diversi motivi decise di interrompere le sue ricerche volte alla crezione di un utero artificiale, solo pochi anni fa ha affermato: «Mi è mancato il coraggio e oggi me ne pento. Anche perché avevamo ottenuto qualcosa di straordinario. A Bologna, a quell’epoca stavamo facendo davvero ricerca d’avanguardia; quando si mette le mani sopra questa merce rara, non si deve abbandonare» (Corriere della Sera, 20 settembre 2010).
Alcuni anni dopo, una ricercatrice cino-americana di New York, la dottoressa Hung Ching-Liu riuscì ad ottenere la nascita di un topo da laboratorio al di fuori del corpo materno, il quale però nacque con molte problematiche. Nello stesso periodo, a Tokyo, il dottor Yoshinori Kuwabara stava invece lavorando ad un utero completamente artificiale, ottenendo risultati incredibili: nel suo incubatore artificiale riuscì a crescere un cucciolo di capra per la durata di circa tre settimane.
Tutti questi numerosi tentativi, provenienti da diversi luoghi del mondo, ci fanno pensare che molto presto la nascita artificiale non sarà più fantasia ma diventerà probabilmente parte integrante della nostra società.
di Manuela Camporaso
Fonte: nytimes.com
Fonte: terrarealtime.blogspot.com.au
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