Unity in Diversity a Firenze 80 sindaci dal mondo per parlare di cultura come veicolo di pace. Partito il 5 novembre scorso, data dell’anniversario della morte di Giorgio La Pira, l’evento ‘Unity in diversity’, che durerà fino all’8 novembre durante in quale saranno presenti a Palazzo Vecchio a Firenze 80 sindaci da 60 Paesi del mondo, soprattutto provenienti da zone di guerra: da Herat in Afghanistan a Nazareth, da Kobane in Siria a Baghdad, da Tunisi a Mogadiscio a Juba, da municipalità della Palestina a quelle degli stati balcanici, per confrontarsi sui temi della pace, della cultura, della fratellanza tra popoli. Assieme a loro interverranno premi nobel e personalità internazionali (come il Quartetto di Tunisi, Shirin Ebadi, Tawakkol Karman, Wole Soyinka), tra le quali anche principessa Haya Bint Al Hussein di Giordania, ambasciatrice di pace dell’Onu e moglie del primo ministro degli Emirati Arabi.
Tra i presenti anche l’attore Tim Robbins, che parlerà del suo progetto di teatro in carcere; il curatore d’arte e drammaturgo nigeriano Awam Amkpa; Peter Madonia, direttore generale della Fondazione Rockefeller; il sottosegretario agli esteri Mario Giro; Laurens Jolles (referente dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati per il Sud Europa); Frank La Rue, direttore del Robert Kennedy for justice and Human Rights Europe; Giovanni Puglisi, presidente per l’Italia dell’Unesco, che sarà il curatore insieme a Nardella di una ‘Carta di Firenze’ a difesa dell’arte. Presente anche l’assessore alle relazioni internazionali Nicoletta Mantovani.


“La nostra città è divenuta un simbolo di resistenza per tutta l’umanità” ha affermato Mustafa Abdi, il primo cittadino di Kobane (Siria), la città che la resistenza curda ha strappato all’Isis.
“Abbiamo uno slogan, ‘Donna-Vita-Libertà’ – ha ricordato – perché la donna è madre della terra e la terra è cultura. Con la nostra resistenza abbiamo cercato di costruire un ponte tra culture per poter resistere insieme. Il modello che abbiamo cercato di costruire prevede di riconoscere tutte le identità perché possano diventare insieme veicolo di pace e democrazia”.
Secondo Kisanak Gultan, sindaco di Diyiarbakir (Turchia), “le lingue diverse e le diverse religioni possono diventare un ponte che avvicina”. “La nostra – ha aggiunto – è una città che per secoli ha cercato di proteggere la propria identità multiculturale. La lingua curda, quella turca e l’armena sono considerate lingue proprie della nostra città che vuole creare ponti di amicizia e di pace. Siamo anche un territorio dove si ricerca l’integrazione con tutte le religioni”.
Di Massimo Dallaglio