Una stagione del liberty a Riccione
Siamo verso la fine dell’Ottocento: l’assetto urbanistico di Riccione comincia a cambiare in modo evidente. Tanto da arrivare a inglobare nel suo vecchio borgo marinaro anche le dune che danno sul mare; nasce la voglia di vivere in modo allegro il nuovo contesto vacanziero, e nascono numerose ville e villini, che caratterizzeranno Riccione, non solo a livello paesaggistico, ma anche storico.
Il tratto della Flaminia, successivamente rinominato Corso Fratelli Cervi, che rappresentava il vecchio centro urbano, gode di una velocissima espansione sul mare. Basti pensare che già soltanto nel 1905 vengono censite duecento ville.
Un tale boom edilizio si verificava in quegli anni grazie a molte famiglie facoltose, provenienti dal Centro -Nord, che desideravano vivere appieno le favorevoli condizioni del posto: un buon clima, la salubrità dei luoghi, e il poter fare una vacanza in tranquillità ma non solo, anche l’allegria e l’ospitalità degli abitanti del luogo erano una grande attrattiva. A causa dei noti eventi bellici, negli anni Dieci ci fu un arresto nelle costruzioni, ma la crescita del fenomeno perdurò in particolar modo negli anni Venti e Trenta.
Si tratta dello stesso periodo in cui il Duce soggiornerà con la famiglia a Riccione, attorniato da imprenditori e gerarchi dell’epoca. Questi decenni lasceranno in eredità al borgo marinaro un notevole arricchimento urbanistico. Tale incremento però, negli anni a venire, andò incontro a un impoverimento, e a minare la sua evoluzione contribuirono numerosi abbattimenti di eleganti villini soprattuto nel secondo dopoguerra: il nuovo spazio serviva alla costruzione di alberghi e pensioni.
In tutto questo movimento storico- architettonico, lo scrittore Andrea Speziali ha fatto una minuziosa ricerca, in particolare sullo stile Liberty, che si incarna nella storia di Villa Antolini.
Si tratta di una guida molto dettagliata che conduce chi legge all’interno del rarissimo stile descritto, almeno nel riccionese.
Ricco di preziosi dettagli, sia di descrizioni di interni che di esterni, il testo di Speziali riesce a far rivivere la magia di un luogo storico unico, fino a farci “tuffare” nelle stanze di un vero ” gioiellino“, progetto all’epoca firmato da Mario Mirko Vucetich, architetto, scenografo e scultore di origine dalmata, i cui lavori sono presenti soprattutto in Friuli, Veneto, Emilia – Romagna e Lazio.
Villa Antolini assurge a simbolo di quella “Bella époque” che aveva visto Riccione tra le protagoniste, a tutt’oggi un simbolo di resistenza rispetto al non sempre elegante sviluppo urbano della stessa città e della sua vocazione turistica.
Il testo di Andrea Speziali, con la sua particolare scoperta, si completa anche grazie alla parte monografica, dedicata al futurista che conobbe Carlo Emilio Gadda; l’opera mira a far scoprire e rivalutare l’artista, piuttosto dimenticato in tempi recenti.
Di Luisa Galati