The Leisure seeker, primo film italiano in concorso a Venezia 74
“Non avevo previsto che un giorno avrei fatto un film in un altro Paese, in una lingua che non è la mia, ancora m’interrogo sul perché sia successo”, racconta Paolo Virzì, oggi il primo italiano in concorso a Venezia 74, con “The leisure seeker”.
Il film, nato praticamente per gioco, – dopo la nomina del regista agli Oscar per la sezione “Best Foreign Language”- grazie all’insistenza degli amici sceneggiatori Francesca Archibugi e Francesco Piccolo, e a Indiana production, s’ispira al racconto “In viaggio contromano” di Michael Zadoorian.
Il libro descrive la fuga di una coppia di anziani malati a bordo del loro vecchio camper – chiamato “leisure seeker”, letteralmente cercatore di svago- dai sobborghi di Detroit verso la California, lungo l’iconica Route 66.
Dopo la fuga on the road de “La pazza gioia”, Virzì emigra negli USA che si preparano a eleggere Donald Trump, un pò il sequel ideale del film con Valeria Bruni Tedeschi e la moglie Micaela Ramazzotti.
Virzì, prima di passare alla realizzazione, aveva scherzato chiedendo nel cast Helen Mirren e Donald Sutherland, che al contrario delle aspettative, hanno subito accettato.
“The leisure seeker” sarà nel film il loro mezzo per riconquistare la libertà, lo svago pur nella malattia, e affrontare l’ultimo viaggio insieme, uniti da un lungo passato fatto anche di bellissime vacanze proprio su quel camper del ’75. John è talmente amante di Hemingway – non è un caso che sia un narratore della beat generation, che ha generato il road movie – da parlarne perfino alla cameriera in attesa dell’ordine a tavola, mentre Ella cerca di ricordarsi tutto, anche per il marito che soffre di perdite di memoria: le vicende di Ella e John, che attraversano il Paese (nel romanzo puntavano a Disneyland, nel film invece arrivano alla casa-museo di Hemingway, sempre in Florida, ormai preda del turismo mordi e fuggi e delle feste di nozze in stile coloniale) raccontano agli spettatori l’America di oggi e le sue contraddizioni.
Ma è un‘America diversa da quella raccontata dagli americani, mentre lo sguardo di Virzì – uno sguardo sempre buono, come ha affermato la Mirren in conferenza stampa – non è mai critico, né vuole essere didascalico, ma vede con gli occhi dei personaggi, desidera vedere con gli occhi della ribellione gioiosa e amorevole di Ella, con cui condivide la libertà di scelta sulla propria vita, fino all’ultimo.
La fuga dei due anziani è quella da un’America che non riconoscono più, oppure è forse proprio dalla stessa che scappano. In realtà il racconto è imperniato soprattutto sulla relazione di questa vecchia coppia, che il regista toscano tratteggia in modo intimo e divertente, commovente e vero.
“Lavorare con un’attrice sublime come Helen ed un’autentica leggenda come Donald è stato, oltre che elettrizzante, molto istruttivo. Mi incantavo a guardarli recitare, lui intenso e regale, ma anche buffo ed imprevedibile, lei acuta, saggia, spiritosissima e poi improvvisamente piena di foga, di rabbia, di dolore. Faticavo a dire la parola “stop”, anzi “cut!” ha svelato Virzì, che in particolar modo crede si possano vivere gli ultimi giorni con gioia, insieme a valori fondamentali e imprescindibili: libertà e dignità.
Preparatevi a risate e lacrime, come la vita vera ogni giorno. “Forse è stato soprattutto per godere del piacere di condividere un’esperienza con due artisti che mi affascinano e mi emozionano che ho fatto i bagagli e sono andato a girare un film in America, almeno per una volta nella mia storia di regista italiano, anzi di Livorno“.
A gennaio “The leisure seeker” arriverà anche nelle nostre sale, già acquistato da ben 90 paesi. Un segnale che il cinema italiano sta vivendo un nuovo slancio internazionale.
Di Luisa Galati