Tecnologia e societa’: verso quale futuro?

Stiamo assistendo ad una vera esplosione della tecnologia che, se da un lato ci offre crescenti comodita’, dall’altro ci priva della capacita’ di affidarci unicamente alla nostra intelligenza.
Si legge sempre meno, si immagazzinano meno informazioni e capacita’ di elaborarle, stiamo progressivamente perdendo l’uso della memoria a breve termine (MBT) in un percorso di accelerazione in attivita’ multitasking che ci fanno saltare dalla mail di lavoro, alla chat su Facebook, all’impostare la navigazione sul display della nostra auto, a rispondere agli amici su Wathsapp.

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La spiegazione che molti danno, dopo avere infilato una rampa di scale o una strada contromano, me lo ha detto il navigatore, indica una resa totale alla tecnologia che e’ e rimane uno strumento al nostro servizio.

Quando non esistevano i moderni “Tom Tom”, eravamo costretti a consultare lo stradario, chiedere ad un passante… in sintesi, dovevamo pensare e concentrarci sulla destinazione contando sulla componente primordiale dell’istinto che appartiene alla nostra umanita’.

GTecnologia e societa’ verso quale futuro 1uardando le crescenti aberrazioni, abituati a non ricordare nemmeno dove abbiamo lasciato la nostra auto senza l’aiuto di una app, pare che siamo noi al servizio della tecnologia.

Una tecnologia che domina ogni sfera della nostra vita e che ci spinge verso l’irrefrenabile desiderio di mostrare agli altri dove siamo, dire loro cosa abbiamo fatto ieri sera o cosa stiamo mangiando, oppure in compagnia di chi siamo.

Mentre consumiamo tutto questo, ci troviamo probabilmente in compagnia di persone alle quali non stiamo dando la dovuta attenzione, non stiamo ricavando informazioni utili per quanto ci viene detto, ne le sapremo ricordare, oltre a mostrare un livello inaccettabile di cafoneria.
Non c’e’ nulla di peggio che dare attenzione al proprio cellulare e non ai propri ospiti.
Infine, ci sono gravi pericoli ai quali siamo esposti.
Coloro che non vogliono nemmeno dover fare il piccolo sforzo mnemonico di richiamare alla memore il proprio codice numerico del bancomant, oppure appuntarlo sul classico foglietto ripiegato nella taschina del portafogli o, per i piu’ evoluti, registrarlo nella rubrica del proprio cellulare, accedono volentieri alla ultima tecnologia contacless gia’ resa disponibile da diversi circuiti di credito.

Peccato che basti il semplice contatto con un pos wireless, usato con abilita’ e astuzia da malintenzionati, per esigere i 25 euro di pagamento che non richiedono alcuna procedura di verifica totalmente a nostra insaputa. Una persona alle nostre spalle in fila al cinema, in metropolitana, nei negozi. Chi dispone di un bamcomat contactless si espone a questa ultima scoperta di molti malintenzionati.

Nascono ora i portafogli schermati dopo una raffica di questi piccoli furti che accadono un po’ ovunque.

Eppure sarebbero sufficienti minime precauzioni.

Tecnologia e societa’ verso quale futuro 2 Perche’ sembra che siamo divenuti incapaci di scegliere?

Cosa e’ cambiato nei nostri modi di comunicare, nella nostra sete di sapere, di conoscere e di esplorare.

“La conoscenza è la consapevolezza e la comprensione di fatti, verità o informazioni ottenute attraverso l’esperienza o l’apprendimento.
La conoscenza è l’
autocoscienza del possesso di informazioni connesse tra di loro, le quali, prese singolarmente, hanno un valore e un’utilità inferiore.”

La semplice comprensione di queste quattro righe, per molti necessita di essere accompagnata da figure, basta guardare i compiti scolastici di tipologia common core.

Perche’ Napoleone perse la battaglia di Waterloo?

Classica domanda da compito di storia

Oggi il dato, il bit, l’informazione in pillole di Google e’ che Napoleone, in effetti, perse le battaglia.

Chi vuole fare un passo in piu’, e vedere per quali ragioni la perse, puo’ accedere gratuitamente a Wikipedia o Google ma non trovera’ nessuna risposta diretta scrivendo nel campo oggetto, “perche’ Napoleone perse la battaglia di Waterloo”…

Trovera’ invece una serie di dispense, descrizioni di fatti e interpretazione storiche e dovra’ sapere collegare le informazioni, appunto connesse tra loro, costruirne il percorso e quindi ricavarne la risposta.

Consultare queste informazione richiede una capacita’ di base, una memoria storica dei fatti per poterli poi approfondire ed ecco che l’informazione interpretata singolarmente, ovvero la perdita della battaglia, ha uno spessore inferiore rispetto alla sua causa, ovvero il tradimento e la diserzione dei suoi generali.

Oggi sorprende pensare che l’Italia, paese del rinascimento, del fiorire delle arti, sia al primo posto nella classifica OCSE per analfabetismo funzionale.

Ultimo tra 24 paesi, per competenze in lettura e al penultimo posto sia per competenze in matematica che per capacità di risolvere problemi in ambienti ricchi di tecnologia.

Inoltre quasi un terzo della popolazione leggendo un libro o qualsiasi altro testo scritto riesce a interpretare soltanto informazioni semplici ed elementari.

L’analfabetismo funzionale affligge le persone che sanno leggere e scrivere ma non comprendono bene il senso di un articolo o di un testo non riuscendo a collocarlo in un contesto più ampio.

Tecnologia e societa’ verso quale futuro 6Ad esse manca la capacità di cogliere un’ampia visione di insieme soffermandosi solo sugli aspetti più semplici del testo, come una singola parola o frase o un passaggio che colpisce l’attenzione o che li può riguardare personalmente.

Questo fenomeno spiega in gran parte la crescente popolarita’ dei social media dove si comunica per immagini e con poche parole oppure, ci si rivolge ad una comunita’ di sconosciuti, in gruppi nei quali troviamo una condivisione di interessi, cercando risposte alle nostre domande.

Possiamo chiedere quale farmaco assumere saltando la figura del medico, oppure, consigliati dal medico, chiediamo a persone non qualificate se la terapia indicata e’ corretta.

Se da un lato questo ci da una ampia opportunita’ di confronto, crea anche grande confusione generando scelte spesso sbagliate o pericolose, quali le cure fai da te, oppure mettendo in discussione presidi sanitari di fondamentale importanza quali, ad esempio, le vaccinazioni neonatali con conseguenze imprevedibili e spesso gravissime.

Oggi e’ infatti sufficiente pubblicare una foto e un titolo strumentale per creare consenso oppure dissenso, condizionare un voto politico, imporre l’uso di una tecnologia inutile o pericolosa come il pagamento con carta contactless, diversamente presentata come grande comodita’ e vantaggio.

Quando abbiamo smesso di scegliere di pensare e di decidere?

Abbiamo ancora un senso della storia?

Prima dell’avvento della stampa la conoscenza veniva tramandata con i racconti.

Solo dal 1950 in poi uscirono i primi libri per ragazzi, chi non ricorda le gesta del Corsaro Nero?

Eravamo avidi lettori e la capacita’ di sognare ci trascinava in mondi avventurosi dove ripercorrere le gesta dei nostri eroi… dove un banale legno diveniva una spada e un tavola da muratore la tolda di una nave corsara.

Una miccetta era il cannone che ci divertivamo a far scoppiare tra due sassi per amplificarne il rumore.

Forse tornavamo a casa con qualche cerotto, sudati, sporchi di fango ma vivi fisicamente e mentalmente attivi.

Se l’informazione e’ un diritto riconosciuto, il desiderio di conoscere e’ una scelta.

Tecnologia e societa’ verso quale futuroNei primi anni cinquanta il costo dei libri era tra le primarie ragioni che ostacolavano il generale assolvimento dell’obbligo scolastico.

Per poter offrire alle famiglie un supporto all’educazione extra scolastica, nacquero le prime enciclopedie a fascicoli che, suddivise in dispense, offrivano l’opportunita’ di diluire la spesa accrescendo cosi’ il bagaglio culturale familiare .

Dai primi compiti di storia, fino alla laurea, l’enciclopedia, piu’ o meno pregiata, faceva bella mostra di se nel salotto di casa.

Poi l’avvento dell’elettronica, i personal computers e la rivoluzione portata dal concetto: “uno in ogni casa ed in ogni ufficio”.. cosi’ come previsto, e pienamente realizzato da Bill Gates.

Ecco aperte possibilita’ inesplorate; potenze di calcolo mai viste prime, fino ad arrivare al Cd Rom che poteva contenere interamente l’enciclopedia di casa.

Da una prospettiva esterna, l’individuo sembra ora godere di possibilita’ sconfinate rispetto alle prime enciclopedie in fascicoli.

Eppure, l’accelerazione della tecnologia non ha portato ad una crescita dell’informazione.

Al contrario, una sovraesposizione ad informazioni e dati, provenienti da molte sorgenti, ci impegna in una attivita’ multitasking che si dimostra dannosa per il cervello.

Sono oramai molteplici gli studi scientifici accreditati che dimostrano come, molteplici attivita’ condotte contemporaneamente, non ci rendono piu’ efficienti, ci rendo meno intelligenti.

Il multitasking ci rende meno efficienti e comporta un vero e proprio esaurimento delle funzioni cerebrali.

Non c’è momento della nostra giornata in cui non “messaggiamo”, leggiamo la posta, “chattiamo” sulle varie piattaforme messe a disposizione dalla tecnologia.

Anche se pensiamo di fare diverse cose contemporaneamente, questa è una illusione potente e diabolica.

Earl Miller, un neuroscienziato del MIT e uno dei massimi esperti mondiali di attenzione divisa, dice che il nostro cervello “non è cablato per il multitasking. Quando la gente pensa di fare multitasking, in realtà sta solo passando da un compito a un altro molto rapidamente. E ogni volta che lo fa, c’è un costo cognitivo”.

Passando freneticamente da un compito all’altro, quindi non abbiamo ancora bene letto o bene compreso il testo di una mail che gia’ siamo distratti da una chat alla quale stiamo rispondendo, questo mentre magari conversiamo con qualcuno o siamo impegnati in una telefonata in ufficio.

Tecnologia e societa’ verso quale futuroI meccanismi innescati dall’attività frenetica giocata su più “tavoli” sono stati ampiamente studiati. Si è visto che il multitasking aumenta la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress.

Questo aumento favorisce sia nel maschio che nella femmina l’aumento dei livelli di colesterolo e rischio cardiaco mentre, nel solo maschio, inibisce e deprime la produzione di testosterone endogeno causando infertilita’ e impotenza.

Il multitasking crea un circolo vizioso di dipendenza dalla dopamina, premiando effettivamente il cervello a perdere la concentrazione e a cercare stimoli esterni.

Improvvisamente, conversare con gli altri ci stanca, siamo facilmente irritabili e non interessati al pensiero altrui, leggere o spingerci in una ricerca perche’ gli stimoli richiesti dalla dopamina non ci permettono piu’ di staccarci dal cellulare nella continua e morbosa attesa di una mail, una chat, ovvero quei fattori che, oramai unici, ci danno una sensazione di ricompensa provocando uno scoppio di oppioidi endogeni.

La chat e’ la priorita’, per molti anche mentre si guida o si attraversa la strada dimenticando ogni precauzione e logica.

L’immagine del libro da leggere sul divano in un giorno di pioggia, in un percorso di conoscenza o di evasione, ma anche di tempo per se stessi e con se stessi finalizzato al miglioramento, viene oggi sostituito dalla nevrosi in quanto non esiste piu’ quella sfera di privacy entro la quale abbiamo modo di concentrarci, di studiare, di comunicare, di amare, in una parola di vivere.

La tecnologia dovrebbe favorire il progresso e migliorare le nostre condizioni di vita.

Cosi come per ogni altro eccesso, di tecnologia oggi si puo’ morire.

Sono gia’ molti gli adolescenti morti per overdose da videogames e sono sempre piu’ le persone che perdono la capacita’ di comunicare, di esprimersi e di scambiare concetti e contenuti profondi.

Tecnologia e societa’ verso quale futuroSe feriva piu’ la penna della spada, oggi dovremo stare attenti a non sostituire la nostra intelligenza, e capacita’ di utilizzarla, con un chip al silicio di manifattura cinese.

Il silenzio, la capacita’ di spegnere il cellulare e rimanere soli con se stessi, sono oramai scelte che richiamano le gesta romantiche dei corsari.

Come George Orwell profetizzo’ nel suo 1984, forse presto non potremo piu’ spegnerli ne potremo piu’ scegliere visto che gia’ si parla di impianti sotto cutanei.

Skynet e’ vicino?

Andrea Guidorossi

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