La società è basata in Cina, un paese che sta sfidando il dominio globale americano.Mentre tutti noi dovremmo celebrare gli impressionanti successi di imprenditori come Jack Ma, fondatore di Alibaba, non dobbiamo perdere di vista un’altra realtà sorprendente: i mercati finanziari e dei consumatori americani rimangono ampiamente aperti alla Cina, mentre il contrario non è affatto vero.
Basti pensare ad un fatto. Centinaia di aziende cinesi sono quotate al New York Stock Exchange e Nasdaq. Giganti statali come la PetroChina e ChinaMobile, e aziende private come Baidu (il gigante della ricerca) e JD.com (concorrente di Alibaba). Il numero di società americane quotate in Cina? Zero.
Questo rapporto ineguale si riflette anche negli equilibri Stati Uniti-Cina. L’apertura degli Stati Uniti ha permesso ai beni di fabbricazione cinese libero accesso ai suoi vasti mercati di consumo. Tra il 2000 e la fine di luglio 2014, il surplus cumulativo nel rapporto Cina Stati Uniti è stato di 3.130 miliardi dollari.
Naturalmente, si potrebbe sostenere che Corporate America è impegnata in queste attività per i propri interessi. Ciò è innegabilmente vero. Ma gli imprenditori americani hanno una mentalità più lungimirante. Capiscono-più profondamente di quanto la maggior parte dei cinici-che una relazione commerciale stabile tra una democrazia e una dittatura non può essere data per scontata. Essi devono fare tutto il possibile per evitare che la politica sia avvelenata dal business. Per fortuna, le istituzioni democratiche dell’America forniscono loro i mezzi e l’accesso per avere lobby sempre più rappresentative della Cina a Washington.
Me lo diceva mio nonno: “studia il russo o il cinese, meglio tutti e due..” oppure impariamo.
Di Andrea Guidorossi