vegetariani sono più fortunati dei carnivori macellazione 1

Nota:
Di prossima pubblicazione, «La Ricerca di Se stessi» è la nuova trilogia dell’autore dei romanzi «Ho scaricato Miss Italia», «Fanculo amore»  e della trilogia «maledetta» formata da «L’ultimo Cuba Libre», «All’Inferno ci vado in Porsche» e «Vivere da morire», tutti editi da Mursia.

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Eating Animals. Titolo italiano: Se niente importa, perché mangiamo gli animali? Edizioni Guanda.
Henry Thoreau, Walden –Vita nei boschi, Capitolo XI “Leggi più alte”, Grandi Classici Bur, pag. 281.
Manuale per un consumo responsabile, 2, “Gli autogol delle imprese: il caso McDonald’s”, Nuova Edizione, Feltrinelli, pag. 49
Mago, poeta e santo tibetano.
Cfr. Vita di Milarepa – I suoi delitti, le sue prove, la sua liberazione, Adelphi, Parti prima e seconda.
Famiglia botanica a cui appartengono i cavoli, i cavolfiori, i broccoli e così via.
Estratti da Verso la scelta vegetariana, di Umberto Veronesi e Mario Pappagallo, Giunti, “Alimentazione e protezione della salute”.
Alice Bailey, Iniziazione umana e solare, Capitolo XIX, Regole per i candidati.
In realtà, è lecito avanzare delle obiezioni anche riguardo la natura istintiva dell’appetito per le carni, come si evince dal passo di Plutarco riportato poco più avanti.
Manusmriti, 6.60.
Yajur Veda 12.32.
Cfr. Buddha, Discorsi, “Grande discorso dei pilastri della saggezza”, 91.
Per maggiori informazioni: Erica Joy Mannucci, La cena di Pitagora.
In realtà, una volta che si è conseguita l’illuminazione, realizzando sperimentalmente che la realtà è una proiezione soggettiva, cioè una creazione della propria mente, anche il fatto di mangiare o non mangiare animali diviene irrilevante poiché si esce dal «raggio d’azione» del karma. Inoltre, avendo acquisito il controllo totale della propria realtà, nonché la consapevolezza che tutto è māyā (illusione), l’illuminato (e Gesù era indubbiamente tale) è in grado di disporre della propria proiezione soggettiva a piacimento, e quindi anche di materializzare dal nulla qualunque genere di cibo, di origine animale o meno, senza che ciò comporti la sofferenza che nelle realtà create dalle persone comuni è invece strettamente connessa a un’alimentazione di questo tipo. Persino un comportamento immorale, nel caso di un individuo compiutamente illuminato, verrebbe ad essere irrilevante e privo di conseguenze.
Naturalmente, un individuo illuminato non avrebbe alcun motivo per adottare né il primo né il secondo dei comportamenti menzionati, a meno che non volesse nutrire altre persone, come nel caso della moltiplicazione dei pani e dei pesci operata da Gesù, o a meno che non intendesse insegnare qualcosa a qualcuno con un metodo anticonvenzionale (a questo scopo talvolta i Buddha hanno persino assunto la forma di demoni). Fatta eccezione per questi casi, non v’è ragione per cui un illuminato adotterebbe i comportamenti menzionati: infatti, non essendo più soggetto agli istinti, anzi essendo del tutto libero da quelle che sono le necessità del mondo fisico, se volesse egli potrebbe persino fare a meno di nutrirsi; non essendo soggetto alle passioni, poi, egli non è indotto a un comportamento immorale dalle brame egoistiche che spingono a tale comportamento l’essere umano ordinario.
«Sino a quando non eliminerai la concezione di un sé intrinsecamente esistente devi agire in accordo alla legge del karma» disse Guru Avadhutipa ad Atisha. (Cfr. Pabonka Rimpoce, La Liberazione nel Palmo della Tua Mano, 207, “Tredicesimo giorno”, “Il fondamento di ogni felicità: sviluppare fede nella legge di causa ed effetto”, Edizioni Chiara Luce, p. 416). Ciò equivale a dire che gli illuminati non soggiacciono alla legge del karma e che possono agire in qualsiasi modo senza creare conseguenze. «Eliminare la concezione di un sé intrinsecamente esistente» significa infatti realizzare sperimentalmente, e cioè non solo intellettualmente, ma con tutto il proprio essere, che l’ io è vuoto, come pure lo è ogni altro fenomeno. (Cfr. Libro secondo, Parte III: “In sé l’io è vuoto”.)
In realtà, si tratta di una pratica diffusa in oriente, dove acquistare e liberare animali già destinati alla macellazione viene considerato un efficace sistema per migliorare il proprio karma; potremmo aggiungere che anche un piccolo gesto come raccogliere un insetto (per esempio facendolo entrare in un contenitore) e depositarlo fuori casa, invece di schiacciarlo, significa smettere di agire meccanicamente, senza pensare a quello che si fa, ed è un segno di risveglio spirituale, oltre a comportare un alleggerimento del proprio karma e quindi un miglioramento del proprio destino.
Lev Nikolàevič Tolstòj, Il primo gradino. Citazione da Wikiquote.
In una intervista della rivista slovena Primorske Novice, Brigitte Bardot ha dichiarato: Brigitte Bardot dichiarato: «Sono diventata consapevole dell’orrore degli allevamenti intensivi, dei trasporti e dell’uccisione degli animali d’allevamento e mi sono rifiutata di rendermi complice di queste morti disumane industrializzate.»
È vero! Cfr. Dylan Dog n.314, “I segni della fine”, Bonelli, pag.51.
Naturalmente, lo scopo dei grandi sapienti era ottenere una vita più lunga, sana e tranquilla in modo da poter operare per il bene di tutte le creature e da potersi dedicare senza interferenze ed il più a lungo possibile alla ricerca della verità.
Plutarco, Del mangiare carne, Trattati sugli animali, “Del mangiare carne”, Discorso I, 1, Adelphi, pag. 55.
Ibidem, Discorso I, 2, Adelphi, pag. 57, 58.
Ibidem, Discorso I, 4, Adelphi, pag. 60.
Ibidem, Discorso I, 5, Adelphi, pag. 60, 61.
Insegnante di yoga, avvocato dei diritti per gli animali e creatrice, insieme a David Life, del metodo Jivamukti Yoga, sistema che consentirebbe di raggiungere l’illuminazione realizzando la compassione per tutti gli esseri.
Sharon Gannon, Vivere lo yoga, Eifis Editore, Appendice 1, “Domande frequenti” (2) pag. 119.
Plutarco, Del mangiare carne, Trattati sugli animali, “Del mangiare carne”, Discorso I, 6, Adelphi, pag. 62, 63.
Sharon Gannon, Vivere lo yoga, Eifis Editore, Capitolo 7, pag. 104.
La Bhagavad-gītā così com’è, Cap. 17, pag. 670.
Ibidem (69).
Il Sentiero della Perfezione, 6, pag. 91.
«Dovremmo rendercene conto, e guardarci dal perdere questa opportunità» dice Srila Prabhupāda. «Abbiamo un buon corpo, questa forma umana, intelligenza e civiltà. Non dovremmo vivere come animali, limitandoci a lottare per sopravvivere, ma dovremmo usare il tempo in pensieri pacifici, e nella comprensione della nostra relazione col Signore Supremo…» (Il Sentiero della Perfezione, 6, pag. 91.)
Il sentiero del discepolo – Quattro discorsi tenuti a Adyar nel 1895, I, “Karma Yoga – Purificazione”.
Sharon Gannon, Vivere lo yoga, Eifis Editore, Appendice 1,  “Domande frequenti” (2) pag. 120.
Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, 7. Biblioteca Adelphi pag. 361.
La vita Pitagorica XXVIII (149) BUR.
La vita pitagorica, III (13).
La vita pitagorica, XVI (68).
Ibidem (69).
Cfr. Iside Svelata, Volume 2° – Teologia, Cap. VI, “I dieci mitici Avatar di Vishnu”, Armenia, pag. 258.
Da un’intervista di Sandy Nixon a Srila Prabhupāda (Filadelfia, luglio 1975), pubblicata nel volume La scienza della realizzazione spirituale.
Georges Ivanovitch Gurdjieff, I racconti di Belzebù al suo piccolo nipote, Libro primo, Cap. 19.
Vivere lo yoga, Eifis Editore, Capitolo 2, pag. 52.
La Liberazione nel Palmo della Tua Mano, 230, “Tredicesimo giorno”, “Gli impegni negativi”, Edizioni Chiara Luce, p. 435-436.
Ciò tenendo conto del fatto che ogni ciclo prima o poi ha termine – nell’ambito cioè di quello che nell’induismo è chiamato kalpa o «giorno di Brahma», corrispondente a circa 4.320.000.000 anni.
Principi occulti di salute e guarigione, Cap. X “La scienza dell’alimentazione”, “Argomenti in favore del regime vegetariano”.
A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupāda, La Bhagavad-gītā così com’è, Cap. 16, “Natura divina e natura demoniaca”, Pag. 640, Spiegazione ai vv. 1-3.

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