

Uno dei film italiani in concorso alla 72.Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia – è stato ” Per amor vostro”, di Giuseppe Gaudino. Un film che racconta una città, una Napoli immaginifica, veicolo di fantasie e immagini personali, ma ancora più in dettaglio investiga il punto di vista di una donna. La trama in breve: Anna vive da quarant’anni a Napoli. Ma forse, a giudicare dai demoni che la circondano, è già all’Inferno. È stata una bambina spavalda e coraggiosa, oggi è una donna “ignava”, sensibile e fin troppo tollerante. Prigioniera dei doveri familiari, del rapporto viscerale con i tre figli. Un lavoro stabile e la possibilità di un nuovo amore le danno l’occasione di ritrovare se stessa, di tornare a vivere libera e lontano dai suoi incubi.
Valeria Golino, premiata al termine della mostra con la coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile, durante la conferenza stampa ha spiegato : “In realtà io non capivo cosa facevo mentre si girava, e lo capisco attraverso voi che l’avete visto . E lo capirò sempre di più parlandone “. Anche i numerosi produttori, italiani e non, non sapevano cosa sarebbe stato questo film, ma si sono fidati di Gaudino e del “Beppe pensiero”, come definiscono le strane idee e i pensieri a volte incomprensibili, trasposti in immagini, del regista.
La sua realtà ‘esterna’ però è fatta di eventi concreti, ineluttabili, che si presentano in un crescendo drammatico, duro. Anna lotta per affrontare tutto questo con l’atteggiamento di un’eroina. Un’eroina che ritrova via via il coraggio, in un incessante dialogo con i suoi sentimenti. Ed entra in contatto con la parte più vitale di se stessa.
Gaudino svela:”E’stato usato un terzo dei soldi che servivano per fare un film così. Eppure rischiava d non vedere la luce. Si è resa necessaria la collaborazione con la Francia per la produzione, oltre ai vari produttori per raggiungere il budget minimo”.


Far capire che Anna ha un grande potenziale nel capire gli altri mentre gli altri non la capiscono era difficile: nel film infatti si vive la sua dimensione degli avvenimenti ma anche le sue percezioni. Si parla diversamente tramite il suono. I rumori, spesso distorti o potenti come tuoni, la presenza del figlio sordomuto col quale la protagonista “parla” la lingua dei segni, i sogni e i demoni interiori che esplodono improvvisamente con suoni inquietanti, son tutti elementi nuovi con cui l’autore ha giocato, realizzando un universo pieno e personale grazie anche ad effetti originali.
Qualcuno ha visto un riferimento a “Giulietta degli Spiriti” di felliniana memoria, di cui il regista si è detto consapevole. Ma qui il lungometraggio parla di vivi, non di spiriti. Parla di problemi reali: la famiglia, il lavoro, i soldi, la coppia e l’amore. Tutto nella vita di Anna-Valeria, che regge sulle sue spalle tutto il magico esito del film.
Nel cast è presente Adriano Giannini, figlio del celebre attore, e Salvatore Cantalupo nella parte del marito di Anna. La delicata fotografia in bianco e nero è di Matteo Cocco.
Una coppa Volpi meritata, quella della Golino, segno che il cinema italiano ha ancora tanto da dire, soprattutto se viene aiutato economicamente, aldilà delle logiche di mercato, ma al seguito di quelle dei sogni.
Di Luisa Galati