Sono 240 mila gli italiani affetti dal morbo di Parkinson. La maggior parte abita nelle regioni settentrionali ed è il Veneto a guidare la classifica con il numero più elevato di malati. È quanto emerge da uno studio presentato e condotto dalla Fondazione Limpe per Parkinson onlus e dall’Accademia Limpe-Dismov.

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La geografia della malattia in Italia

malate di ParkinsonIn Veneto si registra il maggior numero di casi di persone affette dal morbo di Parkinson, con il maggior tasso di malattia a Padova: dove si contano 26,28 casi ogni 10 mila abitanti. A Sanluri, in Sardegna, invece, la situazione opposta. È qui, infatti, che si registra il valore più basso: appena 2,98 casi per 10 mila abitanti. Scopo dello studio era quello di definire, nel modo più dettagliato possibile, la prevalenza in Italia dei pazienti con malattia di Parkinson, quantificati in oltre 240 mila persone, avvalendosi di un criterio semplice: le richieste di esenzioni presentate nelle varie Asl. Le percentuali più basse dell’incidenza della malattia si registrano nelle regioni del centro-sud. Qui, i picchi più elevati si toccano nei capoluoghi di regione: Napoli, Bari, Palermo. In realtà si potrebbe pensare anche che il dato sia relativo agli accessi ai servizi per richiesta di esenzione, invece che a una maggior prevalenza della malattia.

Ecco un video informatico di Superquark sul morbo di Parchinson:

Focus sulle cadute causate dal morbo di Parkinson

È riferibile alle stesse fonti lo studio che ha condotto al primo censimento nazionale delle cadute di cui i malati di Parkinson sono vittima in numero superiore (il doppio) rispetto agli altri anziani. Queste cadute, il più delle volte, procurano danni e lesioni che riducono ulteriormente la mobilità dei malati, con il conseguente indebolimento di tessuti e ossa. Due terzi dei soggetti affetti da morbo di Parkinson, di cui è possibile trovare un approfondimento sul sito Ability Channel, cade continuamente, con perdita d’indipendenza e aumentato del rischio di ospedalizzazione. Lo studio ha preso in considerazione 19 centri della Penisola e ha messo in evidenza che rispetto al 17 per cento degli anziani di controllo, sia al Nord che al Sud, ben il 42 per cento dei pazienti affetti da morbo di Parkinson cade almeno una volta l’anno. Il rischio di caduta, inoltre, aumenta con l’incidenza di fattori esterni quali età, durata e gravità della malattia, stato cognitivo, presenza di ansia e depressione, ma soprattutto durata della malattia e presenza di alcuni specifici disturbi del cammino.

Cos’è il morbo di Parkinson e come si manifesta

Il primo a descrivere questa patologia è stato, nel 1817, il medico inglese James Parkinson. Fu classificata, a inizio ottocento, come una forma di “paralisi agitante”. In realtà si tratta di un grave disturbo del sistema nervoso centrale, provocato dal deterioramento progressivo di cellule cerebrali che operano nella zona profonda del cervello. I primi sintomi, di solito, si manifestano intorno ai 60 anni e colpisce, in modo indifferenziato, sia pazienti di sesso femminile sia pazienti di sesso maschile. I sintomi si manifestano con intensità diversa a seconda dei casi, il più delle volte si traducono con limitazioni importanti dei movimenti. Il tremore è il sintomo più eclatante e diffuso, ma spesso non rappresenta il problema principale. Molti sono anche i soggetti affetti da difficoltà della parola, altamente invalidante. Meno diffusi, invece, l’astenia e l’estrema stanchezza, oltre che i blocchi. Questi ultimi effetti hanno pesanti ripercussioni negative sulla qualità della vita del malato.

La Prof.ssa Anna Rita Bentivoglio e l’Equipe dell’Ambulatorio per la Malattia di Parkinson e dei Disturbi del Movimento del Policlinico Agostino Gemelli di Roma ci fanno conoscere nel prossimo video la realtà del loro centro dove si cura la Malattia di Parkinson con un approccio multidisciplinare per garantire al paziente e alla sua famiglia il miglior supporto fisico e psicologico.

Come si cura

Guarire dal morbo di Parkinson non è ancora possibile. La medicina, però, ha fatto passi avnati importanti nello studio di questa patologia. È possibile avvalersi delle tradizionali cure farmacologiche di tipo neuroprotettivo, tenendo presente che le ricerche scientifiche sono davvero numerose e si stanno indirizzando sempre più verso  strategie che vedono protagoniste le cellule staminali. L’obiettivo è quello di intervenire nel processo di rigenerazione delle cellule cerebrali compromesse.

Di Anna Capuano

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