Lido di Venezia, lo scorso settembre viene presentata in concorso per il Leone d’oro alla 72. Mostra internazionale del cinema “L’attesa” l’opera prima di un regista ancora sconosciuto, Piero Messina, distribuita da Medusa. Il film s’ ispira ad una pièce di Luigi Pirandello, “La vita che ti diedi“.


In una calda Sicilia, in una grande villa (Villa Fegotto in provincia di Ragusa) , Anna – Juliette Binoche – e’ in attesa. Improvvisamente, giunge in paese una ragazza, invitata lì dal suo fidanzato a trascorrere le vacanze: è Giuseppe, il figlio di Anna.
Ma la protagonista è depressa, tiene chiuse le finestre, ha coperto gli specchi con pesanti teli; tutto è fermo, mentre Anna racconta all’ospite che Giuseppe sarà presto di ritorno.
Jeanne aspetta, ma s’ interroga sugli sms e i messaggi in segreteria senza risposta del ragazzo.
“L’attesa” è un racconto silenzioso, ma carico di interrogativi. Ci si domanda se Giuseppe sia reale, se Anna non sia chi dovrebbe essere, se Jeanne non sia una creatura capitata per caso in un luogo che avrebbe dovuto accoglierla con gioia.
“Questa è la Sicilia del ragusano, del Barocco. Il Barocco ha a che fare con la morte, come il film”, spiega Piero Messina, “ma la cosa più importante del film, che vorrei arrivasse al pubblico, è l’idea che se più persone decidono di credere a qualcosa, di condividerla, questo sentimento, questa verità che all’inizio può essere improbabile come nel caso del film, può diventare reale, può diventare credibile”.