La verità in Siria: I tre interessi in gioco e i tre attori in guerra
La situazione in Siria è molto più complessa di quanto appare e di conseguenza la verità in Siria non facile da scoprire.
La guerra civile siriana in realtà c’è già da tempo, è un conflitto che vede opposte le forze governative del presidente Assad e quelle dell’opposizione, riunite nella Coalizione Nazionale Siriana. Il conflitto è iniziato il 15 marzo 2011 con dimostrazioni pubbliche, si è sviluppato in rivolte su scala nazionale, per poi divenire guerra civile nel 2012.
La verità in Siria è che questo Paese, dal punto di vista delle risorse, ha poco più di qualche ciottolo… i tre macro interessi in gioco sono ben altri:
1) Obiettivi strategici di lungo periodo: come la base navale russa di Tartus e il gasdotto Qatar/Europa sognato dal giovane Emiro del Qatar Tamim.
2) Equilibri di potere e antichi domìni dell’area: La rivalità Sunniti-Sciiti, per bin Khalifa e re Abudllah, infatti, vincere la guerra in Siria significherebbe vincere una battaglia di potere e influenza che risale addirittura ai tempi delle crociate. E che vari fattori, tra cui gli interventi dell’Occidente – ultimo quello della guerra in Iraq con cui gli americani rovesciarono il regime sunnita di Saddam Hussein – hanno contribuito a modificare.
Oltre a questo, il giovane Emiro del Qatar sembra ambisca a diventare in un futuro prossimo il leader di un grande movimento islamico del Medio Oriente.
3) Ricerche di credibilità perdute per potere negoziale: Per la Guerra Fredda, che arde da sempre sotto le braci tra Russia e USA, la Siria è un tassello importante, l’ultimo avamposto del blocco dell’ex Urss in Medio Oriente, sbocco sul Mar Mediterraneo e territorio di confine e di battaglia tra tutte le potenze della regione. Soprattutto, adesso che l’alleato di ferro dell’Iran degli ayatollah, vede questi ultimi esacerbare il conflitto con Israele. Non perdere il controllo della Siria diventa così una questione di stabilità continentale.
COSA STANNO FACENDO LE TRE “COALIZIONI IN CAMPO”?
1) Da una parte la RUSSIA, sostenuta anche da Cina, Brasile, India e Sudafrica, (cioè i cinque Paesi che compongono il BRICS) che sostiene le forze governative di Assad per il fatto che Putin tiene molto alla base navale russa di Tartus strategica sul Mediterraneo, infatti non vuole attirarvi le attenzioni.
Giugno 2013 La Russia ha sostituito il personale militare della base navale di Tartus, in Siria, con civili, come ha annunciato il Ministero della difesa. Tartus è l’unica base navale russa al di fuori dei confini della nazione, e viene utilizzata per le navi nel Mediterraneo. Nonostante il cambio della guardia, la base continuerà a lavorare come prima, ha aggiunto il Ministero, che non ha spiegato le motivazioni della mossa. Secondo gli esperti potrebbe però rappresentare il tentativo russo di porsi come mediatore obiettivo nel conflitto siriano. L’agenzia Afp aveva riportato che Tartus era invece completamente abbandonata e priva di personale. Nel frattempo, i cittadini russi ancora presenti in Siria continuano l’abbandono del Paese.
2) Dall’altra parte, ARABIA SAUDITA E QATAR, sostenuti da tutti i Paesi del Golfo, e forse anche dalla Turchia, che sono i Paesi che forniscono armamenti alla Coalizione Nazionale Siriana dei ribelli e pagano mercenari e delinquenti di professione per creare un “disordine creativo” con il fine di arrivare ad un “grande Medioriente” e alla creazione di un gasdotto che porti il gas del Qatar in Europa Il Qatar oggi è il terzo produttore di gas naturale al mondo, dopo Russia e Iran… Non c’è bisogno di dire che alla Russia questo progetto di gasdotto del Qatar non pice proprio…
7 giugno 2013 L’Arabia saudita ha iniziato circa due mesi fa a fornire missili anti-aerei all’opposizione siriana “su modesta scala”. Lo dice a Reuters una fonte del Golfo vicina alla vicenda aggiungendo che le armi proverrebbero per lo più da fornitori in Francia e Belgio e Parigi ne avrebbe pagato i costi di trasporto.
15 luglio 2013 l’Emiro del Qatar, il giovane trentatreenne Tamim, succeduto da poche settimane a Khalifa al Thani sembra ambisca a diventare il leader di un grande movimento islamico del Medio Oriente. La sua politica sembra infatti proiettata verso l’estero tra armi e investimenti, con ambizioni che travalicano i suoi confini. Le sue prime decisioni lo dimostrano come l’approccio verso la situazione in Egitto, diametralmente opposto al suo predecessore: Hamad bin Khalifa Al Thani aveva sostenuto i Fratelli musulmani in Egitto e la candidatura di Mohamed Morsi, mentre Tamim elogia il ruolo delle Forze armate egiziane che con un colpo di Stato militare hanno tolto di mezzo l’ex presidente egiziano. Questa sua iniziativa ha segnato un cambio di rotta ed un movimento dell’ago della bilancia facendo entrare in campo il terzo attore in gioco:
3) Gli USA, affiancati da Inghilterra e Francia, stanno cercando di riacquistare un ruolo da protagonisti in questo scenario nel quale stavano perdendo posizioni.
27 agosto 2013 Gli attacchi missilistici contro la Siria potrebbero iniziare “giovedì” e avere una durata di “tre giorni” ha riferito l’emittente americana Nbc, citando alti funzionari dell’Amministrazione Usa. Gli attacchi avrebbero una portata limitata, con lo scopo di lanciare un messaggio al presidente siriano Bashar Al Assad, piuttosto che distruggere le capacità militari del regime. Barack Obama, tuttavia, secondo fonti governative americane, non avrebbe ancora deciso. Pronte ad appoggiare l’attacco Usa, anche Gran Bretagna e Francia, mentre l’Israele si dice pronto a reagire a eventuali attacchi siriani o di altre forze loro alleate.
Evidentemente lo scenario è molto più complesso da interpretare dei precedenti già visti in Medio Oriente… Inoltre le possibili alleanze successive vedono un’estrema vicinanza fra l’Emiro del Qatar, Arabia Saudita, USA, Inghilterra e Francia che lascerebbero come unico avversario la Russia ed i suoi alleati.
Ci aspetta un ritorno al passato?
Di Massimo Dallaglio