Ciò che consente la lente cibernetica si chiama “Realtà aumentata”, ed è il punto in cui quello che facciamo nel quotidiano e tutte le informazioni aggiuntive che possono provenire da sistemi di calcolo evoluti possono sovrapporsi, e fondersi in un tutt’uno funzionale allo scopo da raggiungere; al contrario della Realtà Virtuale, nella quale i cinque sensi sono ingannati, spesso surclassati, qui sono invece sostenuti ed arricchiti.

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Già una realtà da anni in campo militare e medico, la Realtà Aumentata è sul punto di irrompere oggi nella vita quotidiana grazie a supporti sempre più raffinati e portatili.

I primi occhiali a Realtà Aumentata sono apparsi in un lavoro del pioniere dell’informatica Ivan Sutherland, già nel 1968; proprio ieri, nel giugno di quest’anno, Sergey Brin (Mr. Google in persona) ha presentato i suoi Project Glass, in grado di registrare video, effettuare videochiamate e farsi proiettare tutte le informazioni sulla realtà circostante su una lente, mentre si continua a interagire normalmente col mondo.

E domani?
Mentre l’occhio bionico vero e proprio sembra sempre dietro l’angolo ma ancora irraggiungibile, nel frattempo presso i laboratori della University of Washington e di quella di Aalto in Finlandia si è già realizzato il passo successivo: il prototipo di una lente a contatto che sembra uscita direttamente dai film di fantascienza.

Ricordate il cyborg assassino di “Terminator”, di James Cameron? La sua vista permetteva ad un primo sguardo di valutare tutta una serie di informazioni aggiuntive quali temperatura, velocità, riconoscimento di identità, scegliere opzioni complesse da un menù richiamabile; il prototipo di lente cibernetica messa a punto dal professor Babak A. Parviz e dal suo team di studenti promette di fare questo e molto, molto altro.

Già da ora il dispositivo testato incorpora led e microcomponenti come antenne miniaturizzate, biosensori e circuiti in semitrasparenza capaci di generare immagini virtuali, il cui scambio da e verso calcolatori esterni viene realizzato tramite un piccolo apparato ricetrasmettitore portatile; un flusso di dati che scorre in tempo reale nel campo visivo di chi le indossa senza che un qualunque osservatore esterno sia in grado di sapere cosa stia succedendo.

Forse pensare ad un utilizzo da novelli James Bond di queste lenti è prematuro; si è ancora in fase sperimentale. Per il momento i prototipi sono stati testati con estremo successo e senza effetti collaterali solamente su animali, e per un tempo limitato ad un massimo di 20 minuti; ma la tecnologia si è dimostrata sicura e fattibile, e ora i prossimi passi consistono nell’incorporare nella lente flessibile centinaia di pixel in più per la gestione di immagini complesse, nel risolvere il problema dell’approvvigionamento energetico e nell’aumentare la distanza di trasmissione.

In un domani ormai dietro l’angolo avremo la possibilità di controllare in un lampo la casella di posta elettronica, connetterci al nostro portale preferito, inviare messaggi, valutare il percorso migliore grazie ad un GPS integrato e mille altre cose; e già oggi una ditta svizzera, la Sensimed, ha sviluppato una lente intelligente in grado di monitorare e trasmettere dati utili al controllo del glaucoma.

Di Carlo Vanni

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