Internet arriva sulle ruote di una bicicletta: succede in Bangladesh, in remoti villaggi dove la popolazione femminile è tagliata quasi completamente fuori dal mondo. Portare la rete alle donne in questa nazione già figura come un’impresa, se poi avviene su due ruote, allora si può dire che è un evento.

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Amina Begum non aveva mai visto un computer fino a pochi anni fa, ma ora è regolarmente su skype per parlare col marito che si trova in Arabia Saudita per lavoro. Una donna in bici le ha portato internet a casa.

Decine di “info lady( in lingua locale ”tattahakallayani”) pedalano attraverso il Bangladesh con pc portatili e connessioni internet, così aiutando decine di migliaia di persone, in particolar modo donne, ad ottenere il collegamento per qualsiasi sito, da quello dei servizi governativi fino alla possibilità di chattare con parenti lontani.

E’ un servizio importantissimo in un Paese dove soltanto 5 di 152 milioni di persone hanno accesso ad internet. Il progetto “Info donna”, creato nel 2008 dalla ong D.net, gruppo locale di sviluppo e da altre organizzazioni comunitarie, è organizzato su un programma che prevede di diffondere anche i cellulari nel Paese. D.net recluta le donne e le addestra per tre mesi, insegnando loro come utilizzare internet, pc, stampanti e macchine fotografiche: tutto questo si realizza grazie a prestiti bancari con cui le “info ladies” possono acquistare l’intera attrezzatura.

Ananya Raihan, direttore esecutivo di D.net afferma ”In questo modo stiamo fornendo posti di lavoro a donne disoccupate e allo stesso tempo diamo informazioni importanti ed essenziali agli abitanti”. Raihan ha preso in prestito l’idea dal premio Nobel M.Yunus (fondatore di Banca Etica e del microcredito), il quale già nel 2004 aveva introdotto l’uso dei cellulari per le donne che non avevano accesso ad alcun telefono.

Ora è la volta di internet. Le “info lady” in genere sono studentesse che a loro volta han ricevuto la formazione e diffondono notizie riguardanti l’utilizzo di internet e non solo: svolgono un’importante informazione sull’HIV e in generale sulle norme igienico-sanitarie. Per un’ora di skype ci vogliono 200 taka (2,40 dollari), la compilazione dei moduli per il college 10 taka (corrispondenti a 12 centesimi): con i soldi guadagnati si estingue il prestito bancario ottenuto per acquistare il materiale, bici inclusa, e si conquista così l’indipendenza. Ora quasi 60 “donne info” stanno lavorando in 19 dei 64 distretti del Bangladesh.

Entro il 2016 Raihan spera di formare 15.000 donne. “E’molto innovativo”, dice Jamilur Reza Chaudhury, pioniere informatico in Bangladesh,”e il progetto sta avendo tuttora un forte impatto sulle persone”. Una delle ladies, Sathi Akthar, che lavorava come insegnante, è soddisfatta: dopo aver ripagato il prestito, ora guadagna di più, una media mensile di circa 10.000 taka ovvero 123 dollari. “Non stiamo solo guadagnando soldi”, dichiara Sathi,”ma stiamo contribuendo all’autonomia delle nostre donne con le informazioni. Questo ci rende felici”. Amina sorride quando appare sullo schermo il viso allegro del marito, è come se la distanza tra loro non esistesse più.

Di Luisa Galati

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