La 54esima esposizione internazionale d’arte, dal titolo “ILLUMInazioni“, diretta da Bice Curiger e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta, ha preso il via a Venezia da poco meno di due mesi.

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Se quest’anno  è stato scelto questo titolo, si intuisce che vi è insita la speranza che si getti luce sull’istituzione stessa. “ILLUMInazioni” si incentra sulla luce, un tema classico dell’arte strettamente legato a Venezia. Al contempo, mettendo in rilievo il finto suffisso “nazioni”, il titolo non si estende soltanto  al significato legato al mondo e alle dimensioni sociopolitiche, ma sottolinea il rimando alla situazione particolare della Biennale di Venezia con i suoi padiglioni nazionali. Lontana dalla definizione conservatrice del concetto di “nazione”, l’arte ha il potenziale di sperimentare nuove forme di comunità’, di arricchirsi di differenze ed affinità’ in maniera esemplare per il futuro.

Tre opere di Tintoretto fanno parte di ILLUMInazioni: “L’Ultima Cena“ (proveniente dalla Basilica di San Giorgio Maggiore ), “Il trafugamento del corpo di San Marco” e “La Creazione degli animali” (conservate Presso le gallerie dell’Accademia). Le tre tele, concesse in prestito dalla Soprintendenza per il Polo Museale Veneziano, sono esposte nella sala grande del padiglione centrale ai Giardini.

“L’arte di Tintoretto” – afferma  Bice Curiger – “è eterodossa e sperimentale e si distingue per un Marcato trattamento della luce. La presenza di questi dipinti alla Biennale deriva dalla convinzione che, con a loro immediatezza pittorica, possano rivolgersi ancora oggi ad un pubblico contemporaneo”.

Sono 28 i padiglioni fissi dei Paesi, costruiti all’interno dei Giardini, utilizzati da trenta paesi titolari considerati partecipanti permanenti.  Ad egual titolo partecipano i Paesi che chiedono d’essere invitati alla   Mostra; chi non ha trovato spazio all’Arsenale, ora è situato in luoghi diversi di Venezia, così’  visitare tutti i padiglioni sparsi tra Venezia e la Giudecca diventa una sorta di “caccia al tesoro”.
La novità’ è che, tra questi, alcuni sono presenti per la prima volta: Andorra, Arabia Saudita, Repubblica  popolare del Bangladesh, Haiti, India (tornata dopo una lunga assenza, come il Congo, lo Zimbabwe,
l’Iraq, il Sudafrica, Costa Rica e Cuba).
Quest’anno si è raggiunto il record di 89 partecipazioni nazionali – erano 77 nel 2009.
Il padiglione Italia all’Arsenale, organizzato dal Ministero per i beni e le Attività’  Culturali con il PaBAAC  – Direzione Generale  per il paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’arte Contemporanea  – è curato da Vittorio Sgarbi.

Oggi la Biennale di Venezia è ad ogni modo il luogo del mondo dove si incontrano sia le cerchie degli artisti sedentari che quelle degli artisti migranti , una sorta di teatro dove occorre negoziare che cosa dovranno
essere in futuro la cultura e l’arte in un mondo globalizzato, quali valori meriteranno di essere difesi  e da quali bisognerà’ prendere le distanze.  Nuove comunità’ di artisti si sono costituite, come ad esempio Birdhead, un duo cinese che nelle foto sismografiche scattate in grandi quantità’ documenta la propria esposizione soggettiva in uno spazio urbano in rapido mutamento. Il gruppo  artistico Gelitin  ha progettato   nel Giardino delle Vergini all’Arsenale un’azione di fusione del vetro come evento comunitario che coinvolge amici, pubblico e musicisti.   La mostra stessa  costituisce un’opportunità’ per fornire impulsi di  avvicinamento tra gli artisti, chiamati a creare grandi strutture scultoree, i parapadiglioni. Song Dong, Monika Sosnowska, Oscar Tuazon e Franz West (cui è stato consegnato il premio alla carriera) sono stati invitati a dar forma ad un parapadiglione ciascuno, in modo da poter ospitare al suo interno le opere di altri artisti.  A differenza della consueta narrazione, che dispone una accanto all’altra le opere dei singoli artisti nell’ambito di mostre collettive, i parapadiglioni mirano a dinamizzare la presentazione.

Tornando al titolo, il richiamo alla luce è evidente in  molte opere in mostra. James Turrell crea uno spazio luminoso, un mare di luce colorata in cui i concetti spaziali di vicinanza e lontananza si dileguano.
Con Philippe Parreno e Jack Goldstein sono rappresentati in ILLUMInazioni quegli artisti di una generazione successiva che tramite il soggetto della luce si sono rivolti anche alla realtà’ dei mass media.
Inoltre, è scontato che in ILLUMInazioni la fotografia rappresenti un tema particolare, con Luigi Ghirri, Annette Kelm o Elad Lassry. Un gran numero di artisti in mostra  attinge ai miti popolari o della cultura di massa che si sono impossessati di noi, come Katharina Fritsch, Loris Greaud, Peter Fischli, David Weiss, Cindy Sherman, Rashid Johnson.

Interessanti sono gli eventi collaterali, che comprendono personali di artisti, come la fotografa Monica Bulaj, presente con  la mostra fotografica sull’Afghanistan “Nur- Luce” a Palazzo Ducale, oppure come le Mostre della Fondazione Buziol nell’ex chiesa di San Gregorio e a Palazzo Michiel, le quali propongono una carrellata  di giovani artisti dell’estremo Oriente rappresentati in un’innovativa cornice.

ILLUMInazioni presenta un’arte attuale, plasmata da gesti che tendono  verso una collettività’ e riferiscono al contempo di un’identità’ frammentata, di relazioni temporanee e di oggetti in cui è inscritta la  transitorietà’. Se l’aspetto comunicativo è cruciale per le idee che sottostanno a ILLUMInazioni, esso è manifesto nell’arte che spesso dichiara e ricerca la vicinanza con la natura pulsante della vita.
Tale aspetto è più’ importante che mai oggi, in quest’epoca in cui il nostro senso della realtà’ è messo profondamente in discussione dai  mondi virtuali e simulati.
Questa biennale fa anche riferimento alla fede nell’arte e nel suo potenziale.
Gli artisti lavorano senza reti di protezione, mettendo in dubbio le loro idee e cercando sempre di fare del proprio meglio, e chi lavora con loro non può’ evitare di esserne ispirato.

Di Luisa Galati 07-09-2011

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