Klimt torna a Venezia dopo circa cent’anni: partecipò nel 1910 alla Biennale di Venezia.
L’esposizione a lui interamente dedicata parte dal periodo del movimento artistico chiamato “Secessione”, introducendo poi le figure di Klimt e Hoffmann, l’uno per il mondo artistico, l’altro per la trasposizione degli stessi concetti artistici in mobili, design, modelli, plastici in legno. Il legame fra i due è molto stretto, fin dall’età giovanile, quando si conobbero grazie alla nascita di “Ver Sacrum”, la rivista della Secessione viennese.
La fonte ispiratrice del fregio è il 4°tempo della sinfonia, proposta qui in tema allegorico, come vittoria dell’arte sulle avversità. Nel finale del fregio è rappresentata l’unione uomo-donna come simbolo d’amore. Del 1901 è anche “Giuditta e Oloferne”, che insieme a “Giuditta II”(1909) è esposta per la prima volta a Venezia. Le opere incarnano un’importante tradizione letteraria e artistica, come la creazione di eroine decadenti, e come il Simbolismo nella figura di Salomè (basti pensare all’eredità di Flaubert, Mallarmè o di Wilde).
Negli stessi anni Hoffmann cambia forme in architettura, dopo il viaggio in Italia nel 1895, in cui vide le case di Capri che gli piacquero per la linearità e la semplicità, con uno stile più vicino ad una riscoperta della classicità, eliminando le strutture curvilinee: si chiamerà proprio stile quadrato. L’incontro e la produzione dei due artisti è stata oggetto di polemiche per l’audacia e l’innovazione in opposizione alla filosofia positivista del periodo, che voleva come predominanti scienza e logica, mentre, soprattutto per Klimt, era fondamentale il contatto con quella filosofia della Natura di matrice schilleriana: l’ultima sala del Correr, in cui troneggia “Il girasole”del 1907, da’ voce al lato malinconico dell’artista,alla sua solitudine rassegnata, alla sua visione della natura: si tratta d’un’incarnazione della natura in un paesaggio simbolico.
A chiudere, a lato del dipinto, un frammento di Novalis che ben rappresenta l’interiorità klimtiana: ”Noi sogniamo di viaggiare per l’universo, ma l’universo non è forse in noi? Le profondità dello spirito ci son ignote. Il misterioso cammino va verso l’interno. In noi o in nessun altro luogo, è l’eternità, con i suoi mondi, il passato e l’avvenire”.
Di Luisa Galati