ARRIVAL – Oltre la fantascienza a Venezia 73
L’uomo si è da sempre interrogato sul perché si trova sulla Terra e da dove vengano la sua origine e quella dell’universo: da questo assunto ancestrale parte l’idea del film di Denis Villeneuve – Sicario, Prisoners, Enemy-, in concorso a Venezia 73.
Mentre l’intera umanità gravita sull’orlo di una guerra globale, Banks e il suo gruppo affrontano una corsa contro il tempo in cerca di risposte, per le quali si metterà a rischio la vita della squadra stessa, e probabilmente di tutta la razza umana.
Gli alieni di “Arrival“ non colpiscono per la spettacolarità, come le astronavi di Independence Day o i tripodi de La Guerra dei mondi, e nemmeno si rendono indecifrabili come il monolito di 2001: Odissea nello spazio o le creature in Interstellar, ma coinvolgono grazie a quel poco che basta a Villeneuve per realizzare un’atmosfera inquietante, che striscia come un brivido sotterraneo.
Il messaggio qui è profondo, parla di filosofia del linguaggio, di dialogo fra esseri umani di diverse etnie, credo religiosi e politici.


Il linguaggio diventa il fine con cui poter comprendere e decifrare in modo utile il tempo e lo spazio, i significati, come in un trattato di semiotica. Ma il film interroga le profondità dell’animo umano – Louise Banks ripete” I’m human” davanti agli alieni -, la sua memoria e il suo modo di pensare.
“Sognavo di fare un film di fantascienza già dall’età di dieci anni – spiega il regista Denis Villeneuve, che si è letteralmente innamorato del breve racconto su cui si basa Arrival, ‘Story of Your Life’ di Ted Chiang – credo che questo genere possieda il potenziale ed i mezzi per esplorare la nostra realtà in modo molto dinamico”.


Il timore per un’ipotetica minaccia aliena, insieme ai paradossi temporali, servono in realtà a sviscerare sullo schermo le contraddizioni e le fragilità del genere umano, frenetico e timoroso del diverso. La paura dell’Altro diventa una metafora, se vogliamo molto attuale, che trattiene l’uomo da una possibile integrazione veicolata dal linguaggio; un tipo di comunicazione che potrebbe migliorare la sua condizione e allargare i confini della propria coscienza.
Di Luisa Galati