E’un personaggio che non riesce a fermarsi e non ha mai limiti, se non l’irrefrenabile impulso di scavalcarli, di auto-divorarsi, annullarsi ma vivere fino in fondo la sua visione. Incredulo di fronte all’FBI che decide di indagare sulle sue sospette fortune finanziarie, irritato da una moglie sempre più distante, amico-fratello di Donnie, fino all’epilogo che cozza contro una realtà che stordisce più di qualsiasi stupefacente provato prima. Leggendo tra le righe, il film segna un incontro tra le esperienze psicotrope di Belfort e dello stesso regista, che descrive bene i comportamenti ossessivi e paranoici, l’adrelina e lo stordimento, fasi alternate della stessa medaglia, con movimenti di macchina vertiginosi.
“The Wolf of Wall Street “si può descrivere come uno dei film più riusciti di Scorsese, molto probabilmente segno di una certa maturità in campo cinematografico. Si può dire lo stesso per Di Caprio, maturo al punto giusto da recitare tutto ciò che un attore possa nell’arco di alcune ore. Interpreta il paradigma della vita come un’inarrestabile ascesa al successo, perché, come dice il lupo di Wall Street: “Di più non basta mai.”
Di Luisa Galati