I pazienti che a causa di un incidente o una ferita grave sono rimasti paralizzati, in futuro potranno ritornare a confidare sui loro piedi, grazie alla soprendente invenzione della spina dorsale bionica che funzionerebbe facendo riacquistare i movimenti tramite il pensiero, tramite i meccanismi dell’attività cerebrale.
Per ora questo meccanismo potrebbe funzionare solo in combinazione con un esoscheletro ma in futuro potrebbe essere usato direttamente sul corpo del paziente.
La ricerca è stata condotta in Australia, a Melbourne, presso il Royal Melbourne Hospital e capeggiata dal Professor Terence O’Brien il quale sta supervisionando il rivoluzionario progetto che coinvolge un team di 39 neurologi ed ingegneri biomedici, provenienti dall’ospedale stesso, dalla Melbourne University e dalla Florey Institute of Neuroscience and Mental Health.
Nel complesso la spina dorsale bionica è composta da un microchip della grandezza totale di una piccola graffetta. Con l’aiuto di un catetere ed un delicato processo, una parte del microchip, il cui termine medico è stent, (rappresentato nell’immagine sottostante) verrebbe spinto nella vena giugulare per essere spinto fino alla parte superiore del cervello che controlla il movimento del corpo.
Usare la vena per trasportare lo stent è un metodo pensato per evitare operazioni al cervello troppo invasive. Con questa tecnica, infatti, la procedura richiederebbe soltanto un giorno e mezzo, che includerebbe operazione, degenza e ripresa del paziente. Allo stesso tempo la vena proteggerebbe lo stent, dandogli la possibilità di essere accettato dal sistema immunitario, evitando che venga riconosciuto come oggetto estraneo e quindi espulso.
Il prezioso stent contiene 12 elettrodi i quali, come un registratore, raccolgono tutte le informazioni sull’attività celebrale dei neuroni del paziente e le trasformano in comandi. I comandi vengono poi trasportati tramite 12 micro fili ad un trasmettitore impiantato precedentemente sotto la pelle del torace. Il trasmettirore invierebbe così i comandi, via wireless, all’esoscheletro.
“La nostra idea è quella di restituire la mobilità funzionale a pazienti con paralisi completa” – affermano i ricercatori, e concludono: “ci sono numerosi vasi sanguigni nel cervello e molti altri che potrebbero essere utilizzati per questo scopo. Questo significa che il potenziale di sperimentazione è alto. La nostra grande ambizione è riuscire, un giorno, a riattivare la parte del cervello di pazienti affetti da paralisi e ridonargli il miracolo del movimento”.
Guarda il video:
di Manuela Camporaso
__________________________________________________________________
Se questo articolo ti è piaciuto vieni a trovarci sulla nostra