vegetariani sono più fortunati dei carnivori macellazione 1

vegetariani sono più fortunati dei carnivori macellazione 1Perché i vegetariani sono più fortunati dei carnivori? “I menù utilizzati all’interno dei fast-food si basano sulla tortura e sullo sterminio di milioni di animali, gran parte dei quali è allevata in maniera intensiva senza avere mai la possibilità di uscire all’aperto, di farsi riscaldare da un raggio di sole e di muoversi. I metodi con cui vengono uccisi sono barbari.”(Francesco Gesualdi Manuale per un consumo responsabile, 2, “Gli autogol delle imprese: il caso McDonald’s”, Nuova Edizione, Feltrinelli, pag. 50)

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«Le nostre attuali abitudini alimentari – i dollari che quotidianamente incanaliamo verso aziende come la Smithfield – premiano le peggiori pratiche concepibili.»
(Jonathan Safran Foer, Eating animals, “Fette di Paradiso/Pezzi di merda”, 3, Guanda, pag. 194, 195)

Alcuni anni fa, la lettura di alcuni libri sulle atroci sofferenze inflitte agli animali negli allevamenti industriali mi ha convinto delle ragioni del vegetarianismo e così, seguendo l’insegnamento di quasi tutti i maestri spirituali conosciuti, ho smesso di mangiare carne e pesce.
Da un po’ di tempo a quella parte, cibarmi di animali mi faceva sentire a disagio. Sapevo che uccidere altri esseri viventi è sbagliato, che è sbagliato in ogni caso. Sapevo che gli allevamenti industriali sono praticamente dei lager in cui gli animali vivono vite infernali, stipati a migliaia in gabbie microscopiche o in spazi ridottissimi, maltrattati, uccisi e macellati in modo crudele e barbaro. (Se vi interessa l’argomento, vi consiglio di leggere il libro di Jonathan Safran Foer. È un libro terribile, ma aiuta ad aprire gli occhi. Gurdjieff ha ragione quando dice che viviamo in uno stato di sonno, e penso che «svegliarsi» voglia dire anche rendersi conto di ciò che si mangia, e delle cose orribili che devono accadere affinché l’animale si trasformi in pietanza.) Come ho detto, sapevo tutte queste cose. E allora perché continuavo a mangiare animali causandone indirettamente l’uccisione? Perchè ero abituato a fare così.

     Finalmente ho preso la decisione di smettere di mangiare carne e pesce. E la volete sapere una cosa? Sono molto più contento, adesso. Sarà che sono in pace con la mia coscienza perchè so di non contribuire alla creazione delle sofferenze e alle uccisioni degli animali che vengono allevati per fini alimentari, fatto sta che mi sento molto meglio. Mi sento più sereno, più leggero, più coerente. Probabilmente prima sapevo che mangiare animali non era giusto, ma facevo finta di niente e questo generava un conflitto inconscio dentro di me. Adesso quel conflitto non c’è più. E anche se ora le mie abitudini alimentari sono in conflitto con quelle della maggior parte delle persone che conosco, come diceva Gandhi: «Meglio sembrare infedeli agli occhi del mondo che esserlo verso noi stessi.»
Quando cominciamo a sentire che una cosa è sbagliata, siamo tenuti a comportarci di conseguenza. Se sentiamo che un’azione è sbagliata, abbiamo l’obbligo morale di astenerci dal compierla. Non abbiamo più la scusante dell’ignoranza o dell’inconsapevolezza. Infatti, dal discernimento deriva la responsabilità.» Perciò non ho avuto scelta.
«Qualunque possa essere la mia consuetudine, non ho dubbio che appartenga al destino della razza umana, nel suo graduale miglioramento, smettere di mangiare animali» ha scritto Thoreau. In effetti, in aggiunta al fatto che non penso sia giusto nutrirsi facendo soffrire e togliendo la vita ad altri esseri viventi, visto che se ne può fare a meno, finora ho trovato almeno sei buone ragioni per non mangiare animali. Eccole:

1) Lo spreco di cibo
L’allevamento degli animali che vengono impiegati a scopo alimentare causa lo spreco di preziose derrate alimentari. «Bisogna infatti ricordare che c’è un rapporto di 1 a 7 fra carne e  cereali» scrive Francesco Gesualdi del Centro Nuovo Modello di Sviluppo. «Ciò significa che per ottenere una tonnellata di carne ce ne vogliono 7 di cereali. Se adottassimo tutti una dieta vegetariana, e se la proprietà della terra fosse distribuita equamente, quasi tutte le regioni del mondo potrebbero raggiungere l’autosufficienza alimentare.»

2) Le sostanze nutritive
Sostanze nutritive del tutto analoghe a quelle contenute nella carne, anzi migliori e più adatte al nostro organismo, sono presenti nelle verdure, nei leugumi, nei cereali e nella frutta.

3) L’evoluzione degli animali
Gli animali sono esseri viventi in via di evoluzione tanto quanto lo sono gli esseri umani. Uccidendoli per mangiarli, li priviamo della possibilità di accumulare esperienza e ostacoliamo la loro evoluzione.

4) Il karma
Qui la faccenda è molto semplice. La legge del karma sancisce che siamo destinati a patire tutta la sofferenza che – direttamente o indirettamente – procuriamo al prossimo. Di qui l’incitamento dei maestri orientali a conseguire l’innocuità, e cioè quella condizione ideale in cui l’individuo non nuoce ad alcun essere vivente, una volta conseguita la quale egli interrompe l’accumulo di karma negativo e, vivendo, si limita a eseguirne lo smaltimento, annullando a poco a poco il debito karmico e migliorando sempre di più la propria condizione e il proprio destino.
Anche se a volte sembra che le cose vadano in modo diverso ciascuno di noi finisce sempre per avere in sorte né più né meno di ciò che ha dato agli altri. Questo vale per tutte le azioni che compiamo: presto o tardi, in una forma o nell’altra, riscuoteremo l’esatto corrispettivo della felicità e del dolore che abbiamo dispensato al prossimo – e prossimo non significa solo «esseri umani».
Ciascuno raccoglie ciò che semina, e se semina sofferenza raccoglierà sofferenza. È un principio universale rigoroso ed è esattamente ciò che i buddisti e gli induisti chiamano karma. Se a volte ci sembra che le cose vadano in modo diverso è perché spesso le apparenze ingannano e perché dare e ricevere sono in differita. Ma non c’è possibilità di errore e si tratta di una legge di natura infallibile come può esserlo la legge di gravità. È solo che la scienza non l’ha ancora ratificata.
Così nessuno sfugge mai alle conseguenze delle proprie azioni: è impossibile eludere il karma ed esso non si esaurisce da sé. Al contrario, anche le azioni più insignificanti prima o poi produrranno il loro effetto. Milarepa dovette sopportare grandi fatiche e patire terribili sofferenze per purificare il karma negativo che aveva accumulato nella sua attività di stregone. Si dice che un giorno perfino il Buddha soffrì di mal di schiena perché in una vita precedente, nato come figlio di un pescatore, si era rallegrato del fatto che due pescatori avessero mangiato due grossi pesci ancora vivi.
Ora, astenendoci dal nutrirci di animali evitiamo di contribuire alla richiesta di questo tipo di cibo e di avallare indirettamente la sofferenza che il soddisfacimento di tale richiesta necessita, perché l’allevamento e la macellazione industriale degli animali avviene quasi sempre in condizioni crudeli e inumane. Astenendoci dal nutrirci di animali, evitiamo di renderci indirettamente responsabili di quella sofferenza e così facendo «alleggeriamo» il nostro karma individuale, migliorando il nostro destino. Infatti, la sofferenza che avremmo causato non andrà ad «appesantire» il nostro karma, tornando indietro come un boomerang (quando si sa lanciarlo).
Con ciò abbiamo enunciato una semplice legge di natura – la legge di azione e reazione in base alla quale tutta la sofferenza che causiamo dovremo in seguito scontarla sulla nostra pelle – la cui puntualità e precisione è matematica. Premesso ciò, il lettore ne faccia l’uso che ritiene opportuno. Uomo avvisato, mezzo salvato, come si suol dire. Un giorno l’umanità intera sarà vegetariana, ma quel giorno non è ancora arrivato. Quanto a ciascuno di noi, possiamo adeguarci a questa legge subito, smettendo di accumulare «debiti» karmici e diminuendo nei fatti il «carico» di sofferenza che toccherà a noi (e cioè l’ammontare delle malattie, dei colpi di sfortuna e dei guai che ci sono destinati), oppure possiamo scegliere di ignorarla continuando ad acquistare la carne di altri esseri viventi trucidati. Il principio del karma fa il suo dovere comunque e spetta a noi la decisione di usare o non usare questa consapevolezza a nostro vantaggio.

5) Longevità e salute
L’alimentazione carnivora alza il livello del cortisolo, chiamato anche «ormone dello stress», ed è nociva per tutta una serie di altri fattori. In Australia i vegetariani e i vegani hanno addirittura diritto a sconti sulle polizze assicurative, giacché chi segue una dieta vegetariana o vegana ha un’aspettativa di vita più lunga e gode di una salute migliore di chi adotta un regime alimentare convenzionale.

     Secondo Umberto Veronesi, «il 30% dei tumori è dovuto a un’alimentazione troppo ricca di grassi di origine animale» e «sappiamo che esistono nei vegetali molecole protettive per tipi specifici di tumore». Infatti, «il licopene contenuto nei pomodori protegge dal cancro della prostata, l’indolo-tre-carbinolo, contenuto nelle crucifere protegge dal cancro al seno, la catechina presente nelle foglie del tè contribuisce a proteggere dal tumore alla pelle, al colon, al polmone, al seno e alla prostata, il resveratrolo contenuto nell’uva e nel vino rosso protegge da patologie cardiovascolari». Inoltre, «alcuni vegetali, come la soia, sono ricchi di fitoestrogeni e per questo possono svolgere un ruolo di regolazione di eventuali influenze ormonali sullo sviluppo di certi tumori» e «le proteine della soia, i legumi, le noci e la fibra solubile abbassano in maniera significativa il colesterolo e i trigliceridi nel sangue.»
E se la vita di un vegetariano è più lunga e più sana di quella di un carnivoro, questo è dovuto da una parte alle proprietà nutritive certamente benefiche dei vegetali, dei cereali e così via, e dall’altra, come dicevamo poco fa, al più lieve «ritorno karmico» che un’alimentazione vegetariana comporta rispetto a un’alimentazione carnivora.

6) Rafforzamento spirituale ed evoluzione personale
La scelta di non mangiare carni di animali si può infine inquadrare in un percorso di rafforzamento spirituale. Infatti, essere in grado di resistere alla tentazione di mangiare carne quando si ha davanti una bistecca fumante e appetitosa significa far prevalere la volontà sull’istinto ed è una vittoria della parte spirituale e immortale dell’individuo (anima) sulla sua parte materiale e mortale (corpo). Lo spirito ne esce rafforzato e la consapevolezza spirituale viene incrementata. Questo è positivo perché al momento della morte la parte corporea (l’involucro) si separa da quella spirituale: la prima perisce e la seconda sopravvive, dotata di un livello di coscienza pari al grado di consapevolezza spirituale raggiunto dall’individuo nel corso della vita terrena.

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