William Merritt Chase

Merritt Chase a Ca’ Pesaro: un affresco della borghesia nordamericana

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La Fondazione Musei Civici di Venezia presenta – in assoluta anteprima europea – una grande retrospettiva dedicata all’artista statunitense William Merritt Chase.

La Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, dopo le tappe di Washington Boston, esporrà dall’11 febbraio al 28 maggio, circa sessanta opere di Chase provenienti da collezioni pubbliche e private statunitensi.

William Merritt ChaseNato nel 1849 a Williamsburg in Indiana, Chase, dopo un primo avvicinamento all’arte nella città di New York, si trasferisce nel 1872 in Europa per frequentare l’”Akademie der Bildenden Künste” di Monaco di Baviera.

La mostra è stata realizzata sotto la direzione scientifica di Gabriella Belli (Direttore Fondazione Musei Civici di Venezia), Dorothy Kosinski (Director The Phillips Collection) e Matthew Teitelbaum (Ann and Graham Gund Director Museum of Fine Arts, Boston), e a cura di Elsa Smithgall (Curator, The Phillips Collection, Washington DC), Erica E. Hirshler (Croll Senior Curator of American Paintings, Museum of Fine Arts, Boston), Katherine M. Bourguignon (Curator, Terra Foundation for American Art) e Giovanna Ginex (storica dell’arte e curatrice indipendente per la Fondazione Musei Civici di Venezia).

Celebre figura nei circoli artistici internazionali, William Merritt Chase (1849-1916) è stato un pittore innovativo che ha saputo ritrarre, attraverso una tecnica ispirata all’osservazione dei maestri dell’arte europea antica e contemporanea, la vita della borghesia nordamericana. In quattro decenni di attività raffigura nelle sue opere l’energia di una nazione agli albori del XX secolo, restituendo i cambiamenti dinamici di una società – prevalentemente composta dalla borghesia di ascendenza anglosassone e protestante – che inizia a popolare i parchi cittadini di New York, le spiagge di Long Island e ad interessarsi alla cultura, visitando mostre e studi d’artisti.

Considerato già dai contemporanei uno dei massimi interpreti della pittura americana, Chase espone alle principali rassegne statunitensi ed europee, tra cui la Biennale di Venezia nel 1901 e l’Esposizione Internazionale di Roma nel 1911. Tornato per l’ultima volta nella città lagunare con gli allievi nell’estate del 1913, muore nel 1916 nella sua casa di Stuyvesant Square.

 

William Merritt Chase
Self-Portrait (1908) – che giunge a Venezia eccezionalmente in prestito dagli Uffizi

LA MOSTRA

Allestita al secondo piano di Ca’ Pesaro, l’esposizione William Merritt Chase (1849-1916): un pittore tra New York e Venezia, ricolloca nella giusta prospettiva un protagonista della scena artistica internazionale tra gli anni Ottanta dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento. Il percorso espositivo, suddiviso in otto sezioni, si articola secondo un andamento tematico che intende documentare i vari soggetti realizzati dall’artista americano durante la sua carriera.

La prima sala ospita le opere degli anni monacensi, ritratti di giovani immersi in una scura cromaticità, influenzati dalle lezioni di Karl von Piloty, professore all’”Akademie der Bildenden Künste” di Monaco, e dagli studi condotti sulle opere dei grandi maestri.

Accanto ad essi una selezione di dipinti realizzati durante il periodo veneziano (1877-1878), in cui la particolare luminosità della laguna, caratterizza scorci e vedute che colgono il vissuto della città con accenni realistici.

Il percorso continua seguendo Chase nel suo rientro in patria, all’interno del suo studio newyorkese, luogo di interazione e promozione culturale, riccamente arredato con un’eclettica collezione di opere e oggetti d’antiquariato, che mescolano influenze europee ed orientali. Seguendo la moda del tempo kimono e ventagli, paraventi e stampe, vengono inclusi in una serie di opere in cui l’artista coglie motivi ed elementi desunti dalla cultura giapponese.

Sulle pareti dell’ampio salone di Ca’ Pesaro, occhieggiano i grandi ritratti della moglie, Alice Gerson Chase, e delle allieve dei corsi di pittura. Le donne ritratte inaugurano una nuova stagione che vede il mondo femminile alla progressiva emancipazione del proprio ruolo sociale. Raffigurate secondo i canoni della ritrattista tradizionale, si presentano fiere davanti all’osservatore, personificando il nuovo tipo americano di bellezza e indipendenza.

Il mondo degli affetti compare nella sala successiva, con scene intimiste in cui l’artista raffigura il ruolo materno della moglie e i momenti ludici delle figlie. Dall’ambiente domestico usciamo quindi negli spazi verdi e nelle località di villeggiatura, luoghi di svago dell’alta borghesia.

William Merritt Chase

Questa serie di vedute di parchi cittadini e marine dimostrano l’assimilazione dei soggetti e della tecnica dell’Impressionismo, tradotta in un linguaggio personale che avrà profonda influenza sullo sviluppo della pittura americana. 

Alla luminosità dei paesaggi marini fanno da contraltare le cupe tonalità delle nature morte. Riflessi e riverberi metallici ravvivano le calibrate composizioni di grande formato, esaltate da ricche e sfarzose cornici.

L’ultima sala rende infine omaggio a Firenze e Venezia, mete italiane dei corsi estivi tenuti da Chase in Europa. Le brillanti tonalità delle spiagge statunitensi raggiungono qui un’ampia saturazione a voler catturare la bellezza e la vitalità del paesaggio toscano.

Vedute en plein air di Venezia, sede nel 1913 dell’ultimo corso estivo tenuto all’estero dal pittore, sono caratterizzate da un libero cromatismo e da un personale gesto pittorico, a testimonianza dell’evoluzione dello stile dell’artista da una rappresentazione dal vero rispettosa dei precetti accademici a una visione libera dagli schemi, espressione del puro piacere per la pittura.

William Merritt ChaseLa figura di Chase è fondamentale per interpretare un passaggio cruciale nella storia artistica americana. Interpreta la secolare tradizione europea e la traduce in un linguaggio figurativo che diventa un modello per le giovani generazioni, prima dell’arrivo delle avanguardie, che sbarcano in America, dal Vecchio Continente, con l’Armory Show del 1913.

La mostra è accompagnata da un ricco catalogo la cui edizione italiana è curata da Magonza (Arezzo, 2017), con un’introduzione di D. Frederick Baker e saggi di Elsa Smithgall, Erica E. Hirshler, Katherine M. Bourguignon, Giovanna Ginex e John Davis.

L’edizione del catalogo – prima pubblicazione in lingua italiana dedicata all’artista – è stata promossa grazie al generoso sostegno di Terra Foundation for American Art.

Di Luisa Galati

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