Nato Emmanuel Rudzitsky (Filadelfia, 27 agosto 1890 – Parigi, 18 novembre 1976), da una famiglia di immigrati russi di origine ebraica, è stato un eclettico artista: un pittore, un fotografo e un regista esponente del Dadaismo. Pur essendo un pittore, un fabbricante di oggetti e un autore di film d’avanguardia come “Retour à la raison” (del 1923, visibile in mostra) ,”Anémic cinéma” con Marcel Duchamp (1925),” Emak-bakia” (1926),” L’étoile de mer” (1928), “Le mystères du chateau de dé” (1929), precursori del cinema surrealista, è conosciuto s
Nel 1922 Man Ray produce i suoi primi fotogrammi, che chiama ‘rayographs’. Una rayografia è una immagine fotografica ottenuta poggiando oggetti direttamente sulla carta sensibile, procedimento apparentemente semplice, ma che seppe usare per immagini altamente suggestive.
Il fatto curioso è che Man Ray scoprì per caso le rayografie nel 1921: mentre sviluppava alcune fotografie in camera oscura, un foglio di carta vergine, in modo del tutto accidentale, finì in mezzo agli altri. Siccome non vi compariva nulla, l’artista poggiò piuttosto irritato una serie di oggetti di vetro sul foglio ancora a mollo e accese la luce.
L’artista ottenne così delle immagini deformate ,quasi in rilievo sul fondo nero. Attraverso i suoi rayographs, termine costruito sul suo eccentrico cognome d’arte, ma che contemporaneamente evoca il disegno luminoso, poteva sondare ed esaltare il carattere paradossale e inquietante del quotidiano. Uno dei tratti dell’eccezionale Man Ray. Ogni oggetto quotidiano può essere altro, scomposto per associazioni mentali o associazioni diverse d’uso. Pensiamo al ferro da stiro chiodato o alle famose stampelle davanti l’armadio di Ray che diventano una scultura. I semplici oggetti si trasformano in concetti, astrusi dall’utilità per cui sono stati concepiti ma esistenti come unità che si ribellano e vivono di vita propria. E che diventano Arte.
Ma c’è più di un lato da cui vedere le cose; e tra i flash delle opere esposte c’è un lato voyeuristico . Una sala tutta dedicata al gioco erotico, che oggi fa un po’ sorridere, intrapreso da Man Ray attraverso fotografie e oggetti. La nota Venere, un corpo senza braccia legato da una corda, o ancora un pezzo di legno con un foro per spiarci, firmato da Ray, e ancora fotografie di nudo in pose artistiche che ritraggono le rotondità di Kiki de Montparnasse, l’attrice che fu una delle compagne dell’artista.
Però il grande amore fu per Juliet, descritta da Man come un essere “dai tratti fauneschi e dagli occhi a mandorla, il che le dava un aspetto vagamente esotico”, donna perfetta in quanto diversa dalle altre fisicamente ma anche per carattere, dall’ispirazione sognante. Inoltre questa donna frequentava gli ambienti artistici e Ray ne fu lusingato. I due non si lasciarono più, come testimonia la mostra. Nel documentario presente in una bellissima sala cinematografica in Villa, la coppia spiega come negli anni difficili, in cui c’era la seconda guerra mondiale e non c’era nemmeno il riscaldamento, si scaldassero nel letto col calore del corpo.
“Man Ray” a Villa Manin, Passariano di Codroipo, Udine
Dal 13.09.2014 al 11.01.2015
Di Luisa Galati