Canova: l’immortalità attraverso l’arte
Tutti o quasi nella nostra vita abbiamo pensato almeno una volta, più o meno seriamente, di lasciar perdere tutto e ricominciare. Quello di cui certe volte abbiamo bisogno davvero non è per forza un luogo nuovo, ma un nuovo stimolo, una passione che ci attanagli il cuore così tanto da renderci fieri di noi stessi, di ciò che facciamo e che abbiamo creato; qualcosa che renda il nostro ricordo “immortale”.
Non è forse questo che ha mosso alcuni dei più grandi artisti conosciuti? La voglia di esprimersi, di condividere e di creare! Un esempio è quello delle meravigliose statue dello scultore Antonio Canova.
Nato nel 1857 in quella che al tempo era la Repubblica di Venezia, deve gran parte della sua abilità agli insegnamenti del nonno Pasino Canova, a cui ha dimostrato fin da subito la sua abilità e solerzia, soprattutto nell’arte lapidea.
La sua formazione prosegue poi in una delle più grandi città d’arte del mondo, Venezia, e il suo amore per la scultura cresce nei giorni passati a Napoli dove osserva alcune tra le sue opere preferite come “La Pudicizia” e il “Cristo Velato”. Sempre in Campania, visitando i siti di Paestum, Ercolano e Pompei, decide di dedicarsi allo studio del neoclassicismo.
I risultati di questa decisione li conosciamo tutti, state meravigliose come “Paolina Borghese come venere Vincitrice” , “Le Grazie”, “Perseo Trionfante” ed altre ancora.
Tra queste impossibile non citare la famosissima “Amore e Psiche”, conservata al Louvre di Parigi, che attira attorno a sé lo sguardo ammirato di tutti coloro che hanno la fortuna di passarle accanto.
Ci sono però altre opere, forse meno famose, alle quali Canova deve la sua fama; come già detto egli era un maestro dell’arte Funeraria e lo dimostrò col deposito funebre per Maria Cristina d’Austria nella chiesa di Sant’Agostino a Vienna. In questo monumento troviamo un corteo funebre che si accinge a varcare la soglia dell’oltretomba, raffigurato come una piramide. Una scultura piuttosto suggestiva oltre che imponente. D’altronde i monumenti funerari sono un tema molto sentito praticamente da tutti gli artisti, la possibilità di rendere immortale il proprio lavoro e al tempo stesso il nome ed il ricordo di qualcuno che è trapassato, è sempre stato un richiamo forte e potente.
Se avete una passione per queste opere, o se Canova è uno dei vostri scultori preferiti, non occorre andare in terre austriache per visitare i suoi lavori. Nella basilica di San Pietro a Roma possiamo ad esempio trovare la tomba di Clemente XIII, mentre nella basilica dei SS. Dodici apostoli troviamo l’opera funeraria per Clemente XIV, che vede il papa seduto in alto e le due figure della Temperanza e della Mansuetudine più in basso. Al centro vi è una porta che simboleggia il passaggio dalla vita alla morte.
A ben pensarci, più o meno in ogni viaggio all’insegna della cultura si finisce per visitare una tomba importante, un monumento funebre o qualcosa di simile.
Intere civiltà, come egizi e fenici, hanno dedicato gran parte della loro arte a ciò che occorre per celebrare la memoria dei defunti. Anche l’Italia ovviamente, culla dell’arte, non è da meno! È piuttosto facile di solito trovare cimiteri monumentali dalle magnifiche sculture, oppure cripte con elaborate lapidi cimiteriali dedicate a personaggi famosi e non. Sculture e incisioni dedicate ai trapassati sono ovunque e, così come fu per Canova, tutt’oggi è possibile trovare artigiani dal grande talento che hanno fatto dell’arte della commemorazione, la loro professione.
Di sicuro ciò che accomuna tutte le opere di Antonio Canova, siano esse dedicate alla memoria di qualcuno o semplicemente un elogio alla bellezza, è certamente la linearità e l’armonia delle forme e delle proporzioni. Quello che è certo a proposito di questo grande personaggio, è che col suo lavoro ha saputo suscitare intense emozioni, quindi ora basta leggere! È arrivato il momento di uscire e andarlo ad ammirare di persona!
Giovanna Trentadue