Banff Mountain Film Festival
Il viaggio interiore – the world needs people who come alive
Un teatro accogliente quello Sociale di Brescia, poltrone comode e una temperatura cocooning per compiere un viaggio dentro lo spazio più nascosto di sé.
Perché la montagna, la protagonista di questa kermesse, non è altro che il teatro più vero per connettersi con le linee più inesplorate del proprio io.
Breve ma intensa comparsa del free climber Silvio Reffo “grazie all’arrampicata ho potuto scoprire molto di me stesso, compiendo viaggi esplorativi e interiori”.
Time lapse dalle suggestioni narrative più emozionanti, riprese aeree mozzafiato col drone, immagini crudamente realistiche catturate da gopro non sempre stabilizzate, tripudio di montaggi video rustici o più sofisticati: il Banff Mountain Film Festival ha celebrato, per il quinto anno consecutivo, seppur con linguaggi differenti, la montagna.
Arrampicate impossibili sulla parete melmosa della torre di Poumaka – Polinesia francese – nel cuore della più remota giungla tropicale che sembra il set di realtà aumentata di Avatar, fino ad arrivare a un’avventura magica e straniante di un gruppo di urban skaters che saltano tra sabbie ghiacciate e rampe sabbiose in riva al mare periglioso dell’aspra Groenlandia.
Pendii innevati e incontaminati come quello del Razorback in Australia, che si sgretolano in valanghe di diverse portate sotto le lamine ardite dei più esperti scialpinisti che planano lungo le linee più impossibili di crinali che svaniscono nella scia delle imprudenti planate.
La disabilità celebrata – non senza una profusione di pathos – nell’avventura del britannico Paul Pritchard che, sostenuto da amici e cari in un metaforica cordata affettiva, decide di tornare al Totem Pole (un obelisco di roccia a pochi metri dalle coste della Tasmania), che nel 1998 gli costò un’emiparesi alla parte destra del corpo. La sua rivincita è arrivare alla cima, il viso riverso sulla roccia, le gambe a penzoloni nel vuoto, come a immolarsi su una rocciosa ara sacrificale della vita. L’incidente quindi, anziché un ostacolo, si rivela per Paul essere “il dono più grande che la vita gli abbia mai fatto” e l’inizio di una vera e propria rinascita.
Il viaggio nelle nostre più profonde emozioni si conclude con le evoluzioni semi-casuali della superstar Danny McAskill, che sulla sua Santa Cruz ci diverte con trick adrenalici in una pseudo-scampagnata tra le amene brughiere di Edimburgo. Scivolate su tronchi umidi, equilibrismi precari su ponti e muretti a secco, immersioni pedalate in improbabili canali in piena, evoluzioni in perfetto stile cirque du soleil su rotoballe ruzzolanti. La mtb più adrenalica si tinge a tinte bucoliche!!
L’essenza del Banff Mountain Film Festival?
“Do what you want to do to feel alive, bacause the world needs people who come alive”, tratto dal cortometraggio “The trail to Kazbegi”, mistica avventura in mountain bike alla ricerca di una antica traccia tra le più alte montagne del Caucaso e della Georgia, tra ghiacciai, cascate, temporali spaventosi e guadi al confine del possibile.
Di Giorgia Barbieri